Ad Alfred Russel Wallace, naturalista gallese, dobbiamo la formulazione di una teoria dell’evoluzione basata sulla selezione naturale analoga a quella dell’amico Charles Darwin.
Tra il 1854 e il 1862, Wallace fu impegnato in una spedizione sulle isole dell’arcipelago malese delle Molucche. Questo viaggio fu per lui l’occasione di iniziare a formulare la sua teoria, anche se la sua priorità rimase l’osservazione delle paradisee, la sua grande passione. Fu il primo europeo ad avere la possibilità di vedere da vicino e nel loro habitat questi magnifici animali, che definì come “i più belli tra tutte le meravigliose forme di vita che adornano la Terra”.
Prima di Wallace, si credeva che le paradisee non avessero le zampe. Secondo i Papua della Nuova Guinea, che ne facevano commercio con gli abitanti delle isole vicine e con gli esploratori europei, questi uccelli passavano tutta la vita a fluttuare in aria nel cielo, nutrendosi di rugiada. Da questa credenza era stato fatto derivare il loro nome: essi erano gli uccelli di dio, gli uccelli del paradiso.
La verità era che, siccome il valore di un uccello era stabilito in base al coloratissimo ed elaborato piumaggio, quando questi animali venivano trovati morti a terra, le loro zampe, considerate non importanti, venivano semplicemente mozzate via. Ancora oggi, tuttavia, si continua a parlare di questa leggenda, grazie alle regole di classificazione delle specie.
Quando Linneo per primo descrisse la paradisea nel 1758 per includerla nel suo Systema Naturae, le assegnò il nome ufficiale di Paradisaea apoda, “paradisea senza gambe”.
Durante la sua permanenza alle Molucche, Wallace rimase molto stupito dall’indifferenza con cui le popolazioni locali convivevano con questo bellissimo animale. Questo disinteresse nei confronti delle paradisee gli fece scrivere quanto segue:
“Questa considerazione [il disinteresse nei loro confronti, n.d.r.] ci dice senza alcun dubbio che gli esserei viventi non sono stati creati per l’uomo, e molti di loro non hanno alcuna relazione con lui. La loro felicità, la loro gioia, i loro amori e le loro antipatie, la loro lotta per l’esistenza, le loro vite così vigorose talvolta prematuramente spente, tutto questo sembra essere direttamente legato esclusivamente al loro benessere e a nient’altro che alla loro stessa vita.”
(traduzione ed elaborazione testi, Roberto Marchesini)
Fonte: nhm.ac.uk
Immagine di copertina: la paradisea identificata da Wallace nel 1858 e denominata in suo onore Semioptera wallacii in una litografia a colori di John ed Elizabeth Gould