di Paola Nucera
Dagli infissi degli uffici ai tralicci della luce, dalle turbine alle pale eoliche, i grandi mezzi costruiti dall’uomo sono causa di scontro per molte specie di uccelli; sono oggetti talmente integrati nel paesaggio che all’occhio umano risultano quasi invisibili.
Uno studio pubblicato su IBIS, la rivista internazionale di scienze ornitologiche, propone un nuovo approccio per comprendere quale sia la visione del mondo degli uccelli e perché essi trovino tralicci e turbine così difficili da evitare in volo.
Il problema delle collisioni dei volatili è diventata una seria preoccupazione per i conservazionisti: gli impatti sono così frequenti da costituire una minaccia alla sopravvivenza delle specie. La ricerca sostiene che la mortalità degli uccelli causata dall’impatto con gli artefatti umani sia la peggiore causa antropica non-intenzionale.
In Europa, secondo una stima effettuata in un arco temporale di oltre 16 anni, circa il 25% dei giovani e il 6% degli adulti di cicogna bianca Ciconia ciconia muoiono fulminati ogni anno o a causa degli impatti con i tralicci. “Dal punto di vista umano sembra bizzarro che gli uccelli si scontrino con questi grandi oggetti così spesso, quasi come se non li vedessero. È risaputo che il volo degli uccelli è controllato prevalentemente dalla vista, concetto espresso perfettamente nel detto un uccello è un’ala guidata da un occhio”, afferma il Professor Graham Martin dell’Università di Birmingham, “tuttavia, gli uccelli vivono in un mondo che ha una visione molto diversa da quella dell’uomo”.
Per comprendere più chiaramente in quale modo gli uccelli vedano il mondo, Martin si è occupato di ecologia sensoriale, un campo di studi che analizza come l’informazione sensoriale determini il comportamento dell’animale e la sua interazione con l’ambiente.
“Finora la maggior parte delle soluzioni proposte per risolvere questo quesito, si sono originate da una prospettiva umana del problema”, ha detto Martin. “In parole povere, si è cercato di trovare una soluzione rendendo l’ostacolo percepito più evidente per l’uomo, non per gli uccelli”.
“Quando sono in volo, gli uccelli possono inclinare il capo per guardare in basso, utilizzando il campo visivo binoculare o quello laterale di un unico occhio. Questo comportamento in alcune specie rende temporaneamente “ciechi” in direzione del senso di marcia”. La ricerca del professor Martin evidenzia come la visione frontale degli uccelli sia focalizzata sulla rilevazione del movimento piuttosto che sul dettaglio spaziale: quando un uccello caccia, infatti, rilevare il movimento può essere più importante che guardare frontalmente in uno spazio aperto di aria.
Gli uccelli hanno anche un range ristretto di velocità di volo: per molti uccelli è impossibile volare lentamente, rendendo difficile correggere il ritmo di informazioni che questi ricevono se la visibilità è ridotta dalla pioggia, dalla nebbia o da luci indirizzate verso il basso.
“Muniti di una tale conoscenza sulla percezione degli uccelli possiamo considerare soluzioni migliori al problema delle collisioni”, afferma Martin. “Nei luoghi in cui il rischio è maggiore e considerando che gli espedienti possono variare da specie a specie, potrebbe essere più efficace deviare o distrarre gli uccelli dal percorso di volo piuttosto che tentare di rendere il pericolo più evidente. Inoltre, essendo gli uccelli più inclini a guardare verso il basso o lateralmente piuttosto che frontalmente, porre un segnale su un ostacolo può essere un tentativo inutile, in quanto esso verrebbe ignorato. Al contrario, suoni di allerta o segnali posizionati a distanza idonea dal pericolo possono risultare più efficaci. Lo studio evidenzia come alcune specie siano più vulnerabili di altre per le collisioni con gli ostacoli e fornisce informazioni importanti per lo sviluppo di linee guida che riducano i casi. Il punto di vista umano fornisce solo una via di approccio e comprensione al mondo. Eppure la differenza tra la nostra vista e quella degli uccelli è tale che la prospettiva umana del problema è fuorviante”, conclude Martin.
La risoluzione di questioni legate alle specie animali richiede spesso una certa flessibilità da parte dell’uomo, che gli consenta di esaminare il problema da punti di vista diversi: un giusto approccio dovrebbe originarsi dalla consapevolezza che il comportamento animale è determinato da meccanismi e variabili che possono essere differenti da quelli validi per l’uomo.
Fonte: scienze-naturali.it
Immagine di copertina: rochesterbirding.com