Un filo diretto con l'etologia cognitiva e relazionale

Filosofo, etologo e zooantropologo.
Da oltre vent’anni conduce una ricerca interdisciplinare volta a ridefinire il ruolo degli animali non umani nella nostra società.
Direttore del Centro Studi Filosofia Postumanista e della Scuola di interazione uomo-animale (Siua), è autore di oltre un centinaio di pubblicazioni nel campo della bioetica animale, delle scienze cognitive e della filosofia post-human.
È inoltre direttore della rivista “Animal Studies”, la Rivista Italiana di Zooantropologia (Apeiron).

Gli animali sono sostituti dei bambini?

Girl child with golden retriever dog at autumn park outdoors. Little female kid with doggy pet at nature together

di Roberto Marchesini

Premessa

Il rapporto con gli animali familiari – comunemente definiti pet – ha avuto negli ultimi decenni, soprattutto a partire dagli anni ’80 del XX secolo, un vero e proprio boom, con un trend di crescita costante a cavallo dei due secoli fino all’avvento della pandemia, nel cui biennio si è registrata un’accelerazione di adozioni di grande rilevanza. Spiegare questo fenomeno in modo univoco, come spesso si sente affermare – per esempio nell’idea che gli animali familiari siano dei sostituti dei figli – è assolutamente fuorviante. Si tratta, infatti, di un evento sociale che possiede una molteplicità di cause che vanno analizzate nella loro complessità, evitando pregiudizi che possono non tener conto dell’importante ruolo di ammortizzatore affettivo che i cani e i gatti ricoprono all’interno della nostra società. Va subito rimarcato che la società contemporanea, soprattutto per quanto concerne la cosiddetta cultura occidentale, presenta delle fragilità consistenti e gli animali spesso sono il collante per tenere insieme situazioni sociali che rischiano di andare in frantumi. 

Liquidità affettiva

Quando parliamo di società liquida, come rimarcato nel saggio di Zygmunt Bauman Modernità liquida (2002), non ci riferiamo solo alla sfera economica riconducibile al consumismo e alla globalizzazione, né al problema del senso di precarietà e alienazione o alla difficoltà di trovare un punto di riferimento proprio che non sia il mero bisogno di sentirsi come gli altri, aspetti propri della postmodernità, ma altresì alla debolezza ormai congenita di ogni relazione, creando un senso profondo di solitudine. Non c’è relazione interumana che non sia profondamente compromessa e molto spesso le conquiste in termini di emancipazione individuale hanno rivelato, per contro, una progressiva liquefazione dei rapporti, sempre meno saldi, affettivamente appaganti e soprattutto solidi nel senso di poterci contare quando ci si trova in difficoltà. 

Il nuovo Leviatano

La corsa all’affermazione personale ha indebolito i legami, per cui oggi potremmo ribaltare le affermazioni di Thomas Hobbes: di fronte a un’inclinazione naturale dell’essere umano a costruire legami affiliativi e collaborativi – ben lontana dal bellum omnium contra omnes – il nuovo Leviatano impone un regime di vita basata sull’individualismo portato all’eccesso, realizzando culturalmente il famigerato Homo homini lupus. C’è un senso di solitudine morale nell’individuo che vive e si muove all’interno delle affollate metropoli contemporanee, non solo perché questa spinta all’iper-performatività e all’omologazione toglie spazio alle scelte personali e a una maggiore solidità esistenziale, ma anche perché viene decadere quella ragnatela affettiva, fatta di amici, colleghi, genitori, famiglia. La liquidità contemporanea è soprattutto affettiva. Per tale ragione, sostenere che i cani e i gatti sono dei sostituti dei bambini e che la loro presenza all’interno delle famiglie tende a inibire la natalità, non è altro che una valutazione scorretta che non tiene conto di tutti i fattori presenti. Pertanto voglio subito affrontare tale argomento. 

Animali familiari e anziani

Prendiamo come primo aspetto l’invecchiamento globale della popolazione: se negli anni ’50 in Europa l’età media era di 30 anni, alla fine degli anni ’90 era di 40 anni e oggi di 45 anni. Attualmente più di un quinto della popolazione europea ha più di 65 anni. Spesso gli animali familiari rappresentano per le persone anziane l’unica forma di compagnia, una presenza attiva e personale che consente loro di dialogare e d’interagire ricevendo affetto e buonumore. Non dobbiamo dimenticare, poi, la spinta motivazionale che il prendersi cura di un animale comporta per condurre una vita attiva e appagante, mantenendo delle abitudini sane, come alzarsi alla mattina, fare delle attività, tenere in ordine la casa, uscire in passeggiata. Non a caso da tempo sono state pubblicate degli studi che dimostrano che la presenza di un animale familiare aumenta la vita media delle persone anziane, un riscontro imputabile all’affettività e all’esercizio fisico. Le persone anziane parlano dei loro animali, spesso come se fossero i loro figli e non c’è nulla di male in questo: di certo non possiamo assegnare a questa relazione tra anziano e animale la colpa della denatalità.

Coppie senza figli

Prendiamo ora in considerazione le coppie che per qualunque ragione non possono avere figli o le persone che vivono da sole. L’essere umano ha una marcata predisposizione ai comportamenti parentali per ragioni di tipo filogenetico – l’immaturità neonatale e la lunghezza dell’età evolutiva – e in queste situazioni il poter esprimere la motivazione epimeletica consente di abbassare il livello d’inquietudine e di ansia attraverso attività di cura. Si tratta infatti di un insieme di azioni che hanno diversi effetti di alleggerimento sulla condizione emozionale della persona: i) la valenza dislocativa, per cui il soggetto sposta l’attenzione da sé per portarla sull’alterità, abbassando così i pensieri ossessivi o negativi; ii) l’appagamento espressivo, che induce un effetto serotoninico ricevendo in tal modo una stabilizzazione e un equilibrio dell’umore; iii) il senso di autoefficacia, che rafforza l’autostima del soggetto, da una parte ricevendo la richiesta da parte dell’animale, che dimostra così la sua dipendenza, dall’altra nel vedere soddisfatti i suoi bisogni; iv) la conferma affettiva, perché nel mettere in atto azioni di cura ci si sente ricambiati attraverso comportamenti affiliativi e affettivi da parte dell’animale. Se nell’essere umano l’appetenza epimeletica rappresenta un’urgenza espressiva rilevante e uno spazio esistenziali fondamentale, non lo si deve negare a chi non può avere figli.

Animali e condizioni di disagio

Prendiamo ora in considerazione quelle persone che stanno vivendo una condizione di difficoltà, che può essere momentanea ma che il più delle volte è permanente. Non a caso capita di vedere persone che vivono ai margini della società o che si trovano in una condizione svantaggiata, accompagnarsi alla presenza di un cane o di un gatto. La difficoltà d’integrazione sociale crea comunque un bisogno relazionale e affiliativo in questi individui che viene compensato grazie alla relazione con gli animali familiari. Negli stati di addiction, come nelle tossicodipendenze, alcolismo o ludopatia, la presenza di un animale ha spesso un effetto di mitigazione del problema e di aiuto nel processo di riabilitazione e recupero della persona. Vorrei rimarcare il fatto che in questi casi non si tratta di quell’effetto conosciuto come pet therapy, giacché gli interventi assistiti dagli animali vengono svolti da operatori formati in binomio con il proprio animale attraverso sessioni specifiche. L’effetto beneficiale di tipo affettivo della presenza di un animale familiare riguarda solo l’aspetto di compagnia e vicinanza che una persona in difficoltà può ricevere. Un discorso analogo lo potremmo fare per le persone che hanno una disabilità o hanno una patologia invalidante e che spesso si trovano escluse da tutte quelle occasioni di partecipazione sociale a disposizione di altri.

Le famiglie con bambini

Torniamo, allora, al discorso dei bambini e dal presunto ruolo sostitutivo che giocherebbero i cani e i gatti, provocando la denatalità. Non entro nell’argomento di quest’ultimo fenomeno che coinvolge in modo particolare una parte del mondo e le cui cause andrebbero affrontate in un saggio specifico. In questo caso mi limito a evidenziare che, se veramente gli animali familiari fossero un sostituto dei figli, dovremmo ipotizzare che tra i due termini s’instaurerebbe un rapporto inversamente proporzionale: i cani e i gatti sarebbero presenti in quelle famiglie dove non ci sono bambini e la presenza di questi ultimi limiterebbe la presenza dei cosiddetti pet. Il fatto è che le cose non stanno affatto così e le statistiche di censimento ci dicono che la presenza di bambini favorisce l’adozione di animali, non il contrario. Sono proprio le famiglie con bambini quelle che con più facilità vedono la presenza di un animale familiare! I due termini sono, pertanto, direttamente proporzionali. 

Un cuscino affettivo per i figli

Ma a questo punto dobbiamo fare un’ulteriore considerazione. Se la famiglia mononucleare aveva una capacità di resilienza affettiva e coesiva inferiore a quella allargata tipica della società rurale, oggi anche questo tipo di famiglia sta vivendo una grossa crisi, con i genitori che spesso si separano, soprattutto quando i figli raggiungono l’età adolescenziale. Diversi sono i fattori sociali e psicologici che stanno alla base di questa fragilità della famiglia e sarebbe anche in questo caso un discorso lungo doverli enumerare. Detto questo, è evidente che mentre il genitore pensa che il figlio adolescente abbia meno bisogno della sua presenza o comunque sia abbastanza grande da sopportare meglio la separazione dei genitori, al contrario il ragazzo in età puberale ha un bisogno ancor più consistente di sentirsi rassicurato dalla presenza e dalla solidità della sua famiglia. Questo significa che molti adolescenti vivono questa loro età di passaggio con un grande senso di precarietà affettiva che può trovare una compensazione proprio nella presenza di un animale d’affezione. Infine non dobbiamo dimenticare che anche il ragazzo nelle età precedenti la pubertà vive dei momenti difficili di transizione che trovano nel rapporto con l’animale un importante cuscino affettivo.

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