di Roberto Marchesini
Il rapporto con gli altri animali nel corso della storia
Indubbiamente nel corso della storia dell’umanità le diverse popolazioni e culture si sono avvalse a vario titolo delle prestazioni animali e soprattutto a partire dalla rivoluzione del Neolitico hanno contribuito a selezionare razze di animali che, per le loro doti attitudinali e per le relative vocazioni comportamentali, fossero in grado di dare contributi performativi più specifici. Con l’avvento della scienza moderna la selezione si è avvalsa di metodiche molto più incisive, dando vita alla moderna zootecnia. Non sempre, tuttavia, si è posto in rilievo che accanto alle prestazioni le altre specie hanno fornito all’essere umano un altro tipo di contributo, che possiamo definire referenziale, vale a dire in grado di modificare la dimensione esistenziale e culturale delle varie popolazioni. Il contributo referenziale non è dato dalle prestazioni dell’animale ma dall’aver ispirato all’essere umano nuove strategie di vita, differenti modi di rappresentarsi e di assumere un’identità culturale, spazi dell’esistenza che nascevano dalla riproposizione di modelli eterospecifici. Non si tratta di una semplice imitazione del comportamento animale, ma di una vera e propria rappresentazione mimetica, cioè interpretata attraverso il proprio corpo e l’immaginario.
Il contributo della natura e degli altri animali nella formazione della condizione umana
Dobbiamo subito rimarcare il fatto che questi eventi di meticciamento espressivo nascevano proprio per alcune caratteristiche dell’essere umano stesso, come la capacità d’immedesimarsi nell’alterità animale, la forte tendenza mimetica e interpretativa, la propensione a sognare nuovi modi di vivere, l’urgenza di distinguersi dalle altre popolazioni, il bisogno di individuare nella natura o in un certo animale una sorta di entità protettrice. Ma più di tutte sottolineo la capacità dell’essere umano di meravigliarsi e di riportare a sé lo spettacolo del mondo. Ammettere che le altre specie hanno contribuito a dar vita a modelli culturali, capaci poi di diffondersi all’interno di una popolazione attraverso le generazioni, non vuole sminuire l’essere umano e derubricare la sua grande propensione creative e immaginativa. Significa soltanto mettere in dubbio l’autarchia del processo culturale e riconoscere l’importanza del rapporto dell’uomo con la natura e con le alterità animali nella costruzione di quel processo dimensionale conosciuto come antropo-poiesi.
Cosa studia la zooantropologia?
La zooantropologia, pertanto, studia sì il rapporto dell’essere umano con le altre specie, ma non si limita ad analizzarlo in senso meramente interattivo, presumendo una sorta di impermeabilità esistenziale dell’umano. La zooantropologia rimarca l’importanza di guardare il nostro rapporto con le altre specie come a un’esperienza formativa che ha contribuito a fare di noi quello che oggi siamo. Si tratta, in altre parole, di vedere l’umano come un’entità fortemente copulativa, e in questo rammento il pensiero dell’umanista Marsilio Ficino nella sua concezione di homo copula mundi. Si tratta, tuttavia, d’invertire il principio semplicemente proiettivo dell’umano e riconoscere che questa coniugazione che si fa ispirazione ci dice che l’essere umano ha sempre vissuto il rapporto con l’alterità animale come un seminario di formazione identitaria. Per tale motivo la zooantropologia ci sollecita a guardare le diverse espressioni umane – quali la danza, i costumi, il teatro, la musica, la tecnologia, solo per fare qualche esempio – come risultanze di un primordiale rapporto con la biodiversità espressiva del mondo animale.
Il legame sentimentale con le altre specie
Questa considerazione ci chiede non solo di rianalizzare la cornice antropologica attraverso una focale relazionale e, potremmo dire, eco-ontologica, ma altresì ci porta a riflettere sui rischi di un essere umano che si è allontanato dalla natura, che ha per molti versi consumato un divorzio con la biodiversità, che ha rotto quel legame sentimentale con le altre specie che, viceversa, era stato al centro della nostra formazione fin dagli albori dell’umanità. Nel libro L’amore per gli animali (Lindau, 2023) ho affrontato questi temi e ho dedicato l’ultimo capitolo proprio a questo nostro tempo che pare completamente disinteressato alla relazione autentica con gli animali. Infatti, benché in ogni luogo si sbandieri un amore incondizionato verso le altre specie, in realtà oggi c’è un marcato disinteresse nei confronti della natura. Le persone sembrano interessate solo ai loro gadget tecnologici e all’immersione nel mondo digitale, perdendo contatto con la biodiversità anche quella che ci è accanto. Persino i cani e i gatti non vengono più vissuti nei loro caratteri di alterità e sono trasformati in surrogati per i nostri bisogni.
L’importanza del rapporto con la natura per la formazione della persona
La zooantropologia ci chiede di svegliarci da questa narcosi che si è diffusa soprattutto a partire dal XX secolo e di ritrovare interesse e assonanza con il mondo della natura. Per questo motivo da circa trent’anni dopo aver lavorato nelle scuole in progetti che avevano l’obiettivo di risollecitare interesse e passione nei confronti della natura, ho cominciato a proporre corsi di zooantropologia didattica, dedicati a tutte quelle persone che intendano portare questi progetti all’interno delle scuole. Dobbiamo ricordare che oggi è importante educare a un corretto rapporto con gli animali senza dimenticare, tuttavia, che in questi progetti ci si educa attraverso questa relazione, perché il rapporto con la natura ha importanti valenze formative per il ragazzo.
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