Un filo diretto con l'etologia cognitiva e relazionale

Filosofo, etologo e zooantropologo.
Da oltre vent’anni conduce una ricerca interdisciplinare volta a ridefinire il ruolo degli animali non umani nella nostra società.
Direttore del Centro Studi Filosofia Postumanista e della Scuola di interazione uomo-animale (Siua), è autore di oltre un centinaio di pubblicazioni nel campo della bioetica animale, delle scienze cognitive e della filosofia post-human.
È inoltre direttore della rivista “Animal Studies”, la Rivista Italiana di Zooantropologia (Apeiron).

Gli animali più piccoli vivono in un mondo più lento

Gli animali più piccoli vivono in un mondo più lento

di Roberto Marchesini

Il tempo non vola, quando si è una piccola mosca. Per lei, la minacciosa manata in arrivo si muove al rallentatore, dato che in un secondo processa una quantità di informazioni visive quattro volte superiori alla capacità umana, che corrispondono alla percezione di 260 fotogrammi al secondo contro i 60 percepiti in un secondo dall’essere umano.

La percezione del tempo dipende dalla velocità con cui il sistema nervoso processa i segnali sensoriali. Per testarne l’abilità, i ricercatori mostrano agli animali esaminati dei rapidi flash. Se il flash appare ad una velocità opportuna, gli animali, uomo compreso, lo percepiscono come una luce fissa e solida. L’attività cerebrale, rilevata mediante elettrodi, rivela la frequenza a cui il flash è percepito come luce fissa. Gli animali che la percepiscono alle frequenze maggiori, vivono il tempo ad una risoluzione più alta e dunque, intorno a loro, movimenti ed eventi si dispiegheranno più lentamente.

Negli studi più recenti sono stati raccolti i dati degli esperimenti passati relativi alla percezione del segnale visivo in una lista di 34 vertebrati che comprende anfibi, uccelli, pesci e mammiferi. L’ablilità di individuare segnali visivi a velocità elevata si rivela un vantaggio per quegli animali che devono reagire con la stessa performatività dell’attore che schiva proiettili in un film d’azione e che devono, cioè, agire in modo rapidissimo per catturare prede difficili da afferrare o per fuggire a un predatore, per esempio. Le specie che percepiscono il tempo ad una maggiore risoluzione tendono presentano un corpo di piccole dimensioni e hanno metabolismi veloci.

Pertanto, le differenze nel modi in cui cui il topo e l’elefante percepiscono il tempo non sono arbitrarie, ma si sintonizzano sulla tipologia di interazioni con il mondo circostante. La connessione esistente fra percezione del tempo, struttura del corpo e fisiologia suggerisce che i vari sistemi nervosi si sono differenziati alla ricerca di un equilibrio tra la pressione esercitata dall’ambiente naturale e capacità di conservazione di energia: la percezione rapida è essenziale al falco ma si rivela uno spreco di energie per la balena. Al nostro cane un anno sembra dunque più lungo di quanto sembri a noi, anche se non proprio tramite un conteggio in base sette. Infatti, i cani percepiscono i segnali visivi ad una velocità maggiore di circa un quarto rispetto a quella dell’essere umano, abbastanza per far loro apparire i programmi televisivi come serie di sfarfallii di immagini.

Fonte: Scientific American
Immagine di copertina: scientificamerican.com

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